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La missione genovese a Santo Domingo (Repubblica Dominicana)
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Martedì 21 Gennaio 1999
Ciao a tutti!
sono tornato qui a Santo Domingo il 18 gennaio, dopo 20 giorni passati in Italia a mettere a posto le ultime cose.
Vi porgo da parte di don Enrico Cluti, che è qui con noi in missione, il racconto di alcuni fatti durante la mia assenza.
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Domenica 11 gennaio. Nelle nostre 3 parrocchia circa 200 battesimi per adulti, in un ordine e compostezza spirituale edificante.
Sono mementi che nella vita di un sacerdote, anche se anziano come me, non si possono assolutamente dimenticare. Qui si nota la attenta e profonda preparazione al battesimo di cui sono stati oggetto i battezzandi, tutti adulti. La preparazione è durata più di un anno ed in diverse domeniche dell'anno sono stati compiuti gli atti ed i momenti che precedono il battesimo vero e proprio.
Inoltre ho vissuto altri momenti indimenticabili con la cresima in una delle nostre parrocchie: la prima volta venerdi 15 ben 109 adulti e domenica 17 altri 59.
Porterò con me questi ricordi e l'esempio di due comunità in cammino.
Domenica 17 al mattino alle 11 nella cattedrale con altri quasi 100 sacerdoti e con il cardinale arcivescovo e tre vescovi ausiliari si è inaugurata la GRANDE MISSIONE PER IL GIUBILEO DEL 2000. Emozioni e commozioni a non dirsi. Il cardinale ha consegnato il crocifisso a 2500 missionari laici.
don Enrico Cluti
Domenica 24 Gennaio 1999
Ciao a tutti!
qui sono entrato quasi nel pieno del lavoro, perché il prete che sostituisco se ne è già andato. Grazie a Dio con don Lorenzo, l'altro prete di Genova mandato qui insieme a me, c'è un ottimo rapporto fatto di stima e di collaborazione fattiva. Di lui mi stupiscono sempre le gentilezze nei lavoretti più elementari, che a me a volte pesano, e lui ha la capacità di intuirlo e di offrirmi una mano. Ne ringrazio il Signore. E spero che questa nostra armonia diventi annuncio e testimonianza per la gente che serviamo.
In parrocchia c'è un rapporto bellissimo con i bambini, che non vedono l'ora di poterti avvicinare e toccare. Soprattutto al segno di pace della messa, c'è una marea di bambini che sale sull'altare per abbracciare il celebrante.
Tra gli adulti, ricevo quotidianamente attestazioni di fedeltà al Signore e alla chiesa, che diventano poi inevitabilmente promessa di seguire me: "Padre, sappia che su di me può contare; si scriva il mio numero di telefono, e per qualunque necessità mi chiami senza paura", è un ritornello bello che sento ripetermi spessissimo. La parrocchia sta soffrendo il cambio di parroco (succede anche in Italia, no?), e di conseguenza c'è un po' di disorientamento. Tutto comunque mi fa pensare che passerà presto (grazie anche alla vostra preghiera: ci conto!).
Domenica 31 Gennaio 1999
Ciao a tutti!
Eccovi un breve flash su una esperienza di alcuni giorni fa:
Ho avuto modo di partecipare, la settimana scorsa, a una tavola rotonda organizzata da Salud Pubblica, un organismo municipale più o meno equivalente al nostro Servizio Sanitario Nazionale.
Il tema era la gravidanza dell'adolescente. Le statistiche dicono che qui in Repubblica Dominicana la percentuale di adolescenti tra le donne gravide è del 25%! Con problemi innumerevoli di salute, perché il corpo della adolescente non è ancora preparato per affrontare lo stress fisico e psichico rappresentato dalla gravidanza.
Sono andato, pensando di trovarmi di fronte ad atteggiamenti simili a quelli che abbiamo in Italia: autoaffermazione della donna, contraccezione e aborto, sessualità come diritto, ecc.
Invece, che sorpresa: nessuno ha parlato di tutto questo! C'erano le autorità sanitarie locali, un medico 70enne, un educatore di una organizzazione governativa che si occupa di salute riproduttiva, una dirigente di una associazione per la tutela dell'infanzia, e una 17enne che portava la sua esperienza di ragazza gravida abbandonata dal "fidanzato".
Dopo aver detto che la ragazza gravida vive una situazione per cui è bisognosa di molte attenzioni, e di essere seguita dalle strutture sanitarie, per il bene suo e del suo bambino, tutti hanno affermato unanimentente che il problema non è quello del "dopo", ma quello del "prima": il sesso tra adolescenti equivale a una mancanza di responsabilità. Proprio così!
Io strabuzzavo occhi e orecchio ce nel sentire queste cose. Certo, il fatto che questi discorsi venissero fatti significa che la gente si comporta diversamente. Però, sentite: "L'adolescente è maturo a livello sessuale, ma solo nei meccanismi biologici dell'atto; non lo è né per assumersi tutte le responsabilità del gesto, né, da parte della donna, per portare avanti la gravidanza". "Non serve distribuire contraccettivi, è solo un invito a fare sesso". E, la "chicca": "L'età a cui si è maturi in maniera completa per fare sesso è 25 anni, e bisogna invitare gli adolescenti ad aspettare questa età per avere relazioni sessuali"!.
Ho avuto l'impressione di una società molto radicata nei valori della persona, almeno a livello teorico (la pratica mostra problemi ben grandi). In tutta la serata è stato menzionato solo una volta l'aborto, in maniera non sostanziale. Di fatto c'era stato alcuni anni fa un tentativo di legalizzarlo, ma senza successo: la stragrande maggioranza del paese si è dimostrato contraria. Di fatto in tutta la serata non è mai stato preso in considerazione come possibilità.
Sembrerebbe che questa società ha molto da insegnarci!
Mercoledì 10 Febbraio 1999
Ciao a tutti!
Questa volta vi racconto la visita che qui nel Guaricano abbiamo ricevuto da parte del cardinale arcivescovo di Santo Domingo, Nicolàs de Jesùs Lopez Rodriguez.
L'arcivescovo è venuto per visitare le comunità delle tre parrocchie, e per immettere nel servizio pastorale di parroci il sottoscritto e don Lorenzo. A me come parroco della parrocchia di Santa Margarita M. de Alacoque, e a don Lorenzo come parroco delle parrocchie di Santiago el Menor e Nuestra Senora del Amparo. Inoltre, cosa buffa, io sono curato di don Lorenzo nelle "sue" parrocchie, e lui è curato mio nella "mia"!
La visita è stata preparata con molta preghiera: nelle tre parrocchie i fedeli si sono avvicendati nell'adorazione eucaristica nei pomeriggi dei giorni precedenti. In molti hanno trascorso molte ore davanti all'eucaristia, centro della chiesa, per prepararsi ad accogliere nel vescovo lo stesso Signore Gesù che guida la sua chiesa.
L'arcivescovo è giunto in Guaricano alle 6 della sera di sabato 6 febbraio, trovando la "chiesa" di Santa Margarita stracolma di gente venute dalle tre parrocchie del quartiere. Ha saputo subito conquistarsi la simpatia della gente facendo alzare le mani ai fedeli di ciascuna parrocchia e salutandoli secondo le loro comunità di appartenenza.
Don Enrico Cluti, presente qui a nome dell'arcivescovo di Genova, ha salutato con grande calore e affetto il card. Lopez Rodriguez.
L'Arcivescovo, da parte sua, ha ringraziato, esprimendo il desidero e l'augurio che le tre parrocchie possano lavorare e crescere insieme, in spirito di comunione e di unità.
Nel lungo discorso di risposta il cardinale di Santo Domingo ha percorso la storia della nostra missione genovese esaltandone l'indefesso lavoro spirituale compiuto dai due primi padri missionari, Lino Terrile e Giulio Boggi, come ne ha esaltato il lavoro di assistenza e di direzione della scuola primaria. In modo particolare il cardinale ha lodato e approvato l'opera di assistenza delle suore brignoline nel dispensario medico e nel centro di denutrizione a favore dei poveri che nelle suore hanno sempre trovato un aiuto cristiano alle loro mille necessità.
"Perciò, ha detto il cardinale di Santo Domingo concludendo il suo discorso, vada la mia personale profonda gratitudine e quella di tutto il Guaricano al card. Canestri, che ha aperto la missione, al card. Tettamanzi, che con generosità desidera portarla avanti, ai sacerdoti e a tutte le parrocchie della diocesi di Genova, per l'affetto e l'assistenza di cui ci circondano".
La celebrazione, vissuta con grande partecipazione ed entusiasmo da tutti i fedeli, ha lasciato un segno profondo, che difficilmente i guaricaneri potranno dimenticare.
Domenica 21 Febbraio 1999
Ciao a tutti!
Vi racconto l'inizio della peregrinazione dell'immagine del Padre.
In parrocchia volevo assolutamente valorizzare l'anno del Padre, e la misericordia di questo Padre.
In Italia ero riuscito a trovare un poster del Padre di Rembrandt, il padre della parabola che accoglie il figlio che ritorna. È un'immagine molto bella, ricca di emozioni e di contenuto teologico.
L'ho presentata alla comunità il mercoledì delle ceneri, l'ho brevemente descritta nell'omelia, e la comunità l'ha da subito amata. Un significativo applauso ha detto il desiderio dell'assemblea di conoscere questo Padre.
Oggi, prima domenica di quaresima, questa immagine ha iniziato la sua peregrinazione nelle comunità di base della parrocchia. Ogni settimana si fermerà in una comunità diversa (in tutto sono una ventina). Il giorno della riunione la avranno con loro, gli altri giorni visiterà le case dei membri della comunità, e i padroni di casa inviteranno i vicini a dire insieme, davanti all'immagine, un Padre Nostro.
Domenica prossima poi l'immagine tornerà in chiesa, e verrà consegnata a un'altra comunità.
Così, anche attraverso questi segni semplici ma ricchi di significato, la comunità di Santa Margarita in Guaricano si prepara all'incontro con la Trinità in occasione del Grande Giubileo del 2000.
Buona preparazione al Giubileo anche a tutti voi!
Martedì 18 Marzo 1999
Ciao a tutti! spero che la Quaresima vi stia andando bene, in un cammino di conversione. E spero che questo pensiero sulla spazzatura fisica possa aiutarvi anche ad affidare al Signore un po' della spazzatura che teniamo dentro!
Quindi già da ora vi dico: Buona Pasqua!
Dovete anzitutto sapere che questo quartiere, il Guaricano, viene a volte chiamato "el barrio de la basura", il quartiere della spazzatura. Infatti prima che si sviluppasse questo insediamento, i camion dell'azienda municipale dei rifiuti scaricavano qui i loro prodotti. La crescita del barrio del Guaricano ha fatto si che venisse scelto un altro posto, ad alcuni kilometri di distanza, per buttare, cioè "interrare" (sic!), e a volte bruciare, la spazzatura.
Però il bello è il COME si relazionano gli abitanti di qui con la spazzatura.
Anzitutto non ci sono "cassonetti" per depositarla. La gente, o se la tiene in casa, o la butta da qualche parte, dove capita. Ce n'è i tutti i posti possibili. E nessuno si preoccupa di raccoglierla o di pulire. Neanche da pensare a "spazzini". Siamo in un paese del terzo mondo, che si permette il grande "faro a Colombo" realizzato per il cinquecentenario della scoperta dell'America, ma che non ha risorse per la pubblica utilità.
E i camion che raccolgono la spazzatura? Ti accorgi che ne arriva uno perché senti suonare un clacson fortissimo, che suona ogni volta che il camion si sposta di qualche metro; e il suono viene tenuto 4 o 5 secondi. Al sentire il richiamo, la gente porta la spazzatura e la butta dentro.
Ogni quanto passano i camion? nessuno lo sa, e difatti si annunciano con questi suoni di clacson prolungati. A volte ritornano il giorno dopo, a volte possono passare 3 o più giorni.
E una volta pieni? andare subito alla discarica sarebbe troppo semplice. Ci sono posti dove, di accordo tra l'autista e la gente, il camion si ferma, e quanti possono vi rovistano dentro per cercare qualcosa che possa ancora servire. Naturalmente dovranno "pagare" qualcosa all'autista per quanto prendono; lui potrà così arrotondare un po' il suo magro stipendio (qui un operaio guadagna 1500-2000 pesos, ossia i nostri 170-230.000 lire, al mese).
C'è chi si industria a riaggiustare la roba presa dal camion, e a sua volta la rivende. Da questi "rottamai" si trovano frigoriferi (funzioneranno?), motori elettrici (riavvolti a mano), secchi di vernice.
Qualche tempo fa, un furgone che portava latte di vernice arruginite si è fermato a scaricarle nei pressi della mia parrocchia, al lato della strada, in un prato già ricco di spazzatura di ogni genere.
Immediatamente si è visto accorrere al posto molta gente, che guardava, apriva e selezionava le latte di vernice e se le portava via. Il "rottamaio" che vive lì vicino si era aggiudicato un certo numero di latte, e ne versava la vernice buona in un secchio, senza preoccuparsi che una latta fosse di rosso, un'altra, di blu, un'altra ancora di giallo. "Va bene così", mi ha accennato quando provavo a chiedergli cosa facesse. Sicuramente troverà qualcuno che dovrà pitturarsi la casa, e che sarà contento di poterlo fare con la vernice color marrone che lui venderà a basso prezzo.
A distanza di giorni, le latte "non buone" non sono erano più al lato, ma sparse ad occupare una delle due corsie della strada. Molte di esse erano bucate o aperte. Altre latte sono rimaste nel prato adiacente, anche loro in condizioni ecologicamente tragiche. Non le raccoglierà più nessuno, e il loro contenuto, diluito dall'acqua che viene giù un po' tutti i giorni, si infiltrerà nel sottosuolo...
Ho capito meglio perché non conviene bere l'acqua che si estrae dai pozzi qui intorno...
Martedì 23 Marzo 1999
Ciao a tutti!
Vi racconto come le nostre tre parrocchie si sono preparate alla pasqua, con un ritiro di Quaresima interparrocchiale.
Cinquecento persone che per due giorni ascoltano la parola di Dio! La gioia è stata grande per noi preti, ed è stata altrettanto grande per tutti quelli che questo ritiro hanno gustato.
Come si è svolto? Il sabato e la domenica, quindici giorni prima della Pasqua; due ore al mattino e 3 ore e mezzo al pomeriggio. La gente ha partecipato con entusiasmo, e molte sono state le testimonianze di chi ha detto che da ora in avanti ha intenzione di seguire di più la vita delle parrocchie.
Il ritiro era aperto a tutti. È nato dalla parrocchia di Santa Margarita, dove anche negli anni scorsi si svolgeva secondo le stesse modalità. Quest'anno sono state invitate anche le parrocchie di Santiago el Menor e di Nuestra Señora del Amparo. La risposta, inizialmente dubitativa, si è fatta presto entusiasta.
L'animazione è stata a carico di una équipe di servizio del Rinnovamento Carismatico della città. Vari fratelli si sono alternati nel guidare i canti e animare l'assemblea, nel proporre i temi, legati alla quaresima e alla riconciliazione, e nel dare testimonianza. Lo stile, immediato e di forte dialogo, ha conquistato tutti senza difficoltà.
Una parte importante nella preparazione del ritiro è stata svolta dagli animatori di comunità e dagli altri responsabili della pastorale. Attraverso un invito caldo e motivante, hanno convinto a partecipare molti che ancora vivevano ai margini della chiesa.
Frutto del ritiro, il rinnovato impegno delle parrocchie nella Gran Misiòn diocesana. È stato rivolto un invito a offrirsi - chi dal Signore si sentiva chiamato - per il lavoro annuncio missionario nella Gran Misiòn. Almeno una quindicina di persone si sono fatte avanti, e la comunità cristiana ha gioito con loro e per loro, per questo frutto di disponibilità.
L'indomani Juana, un'animatrice di comunità, ha portato una sua esperienza. Uscendo dal ritiro, l'hanno vista due conoscenti, e, stupiti dell'espressione serena del suo viso, le hanno chiesto: "A cosa stai pensando, che sorridi?". Ella ha risposto: "A niente, sono felice perché ho vissuto un bel ritiro spirituale e mi ha dato molto". "Quando ci sarà il prossimo avvertici, vogliamo provare anche noi", hanno aggiunto gli altri. Il ritiro ha già portato frutto fuori della chiesa.
Venerdì 9 Aprile 1999
Ciao a tutti!
La Pasqua qui nella parrocchia è stata molto bella, pur tra luci e ombre.
Le LUCI: Moltissima gente alle celebrazioni della settimana santa, specialemente alla veglia pasquale. L'adorazione del "monumento" (altare della reposizione) è durata tutta la notte, con gli animatori delle comunità che si sono dati il turno.
L'esplosione dell'allegria, ha contrastato veramente tanto con la quaresima. La comunità ha potuto far esplodere la gioia che teneva dentro, dopo tanti giorni di... astinenza :-)
Nella veglia pasquale abbiamo battezzato 15 tra adulti e giovani, e alcuni di loro al termine di un cammino in cui hanno desiderato fortemente il battesimo. Si sono preparati con impegno, e gli si è vista in faccia la contentezza di riceverlo. Ora si prepareranno alla prima comunione.
Ora, la settimana prossima, faremo la "via lucis" per far risaltare il tempo di pasqua alla stessa maniera della quaresima.
Le OMBRE. Alla veglia pasquale la gente ha un'usanza al limite della superstizione: portano un recipiente (spesso sudicio) con acqua da benedire, e tutti i momenti alzano quest'acqua pensando che si stia per benedirla.
Al venerdì santo abbiamo fatto una via crucis lunghissima, che è durata due ore e mezzo, e due persone sono cadute nel fango :-)
Anche qui la gente cerca a volte di camminare "al minimo": nella veglia pasquale ho dovuto dire che non battezzavo una ragazza tutta agghindata, che, oltre a non aver fatto il cammino di preparazione con gli altri giovani, non si era presentata senza dir niente a uno dei due incontri di preparazione immediata.
Venerdì 23 Aprile 1999
Ciao a tutti!
Ho ricevuto in eredità dal mio predecessore questo bel gruppo, molto vivace e con spirito evangelizzatore. Sono almeno una ventina di uomini, appena sposati, maturi, alcuni anziani.
Si riunisce il mercoledì sera, però non in una saletta, ma in una casa della parrocchia. E neanche in una casa di uno degli aderenti, quanto nella casa di persone che siano disponibili ad accettare l'incontro.
Si tratta di un'ora fatta di canti gioiosi, della lettura del vangelo del giorno con un breve commento, di preghiere di lode. L'atmosfera è molto bella, e attrae i partecipanti (tutti rigorosamente uomini) a partecipare ad altri incontri e/o a integrarsi nel gruppo.
Dopo un incontro, spessissimo qualcuno che ha partecipato per la prima volta chiede che la settimana seguente si vada a fare l'incontro a casa sua. Per molti uomini che devono lavorare anche la domenica questa è un'occasione per un'esperienza di chiesa molto bella.
Pensando alla mia Italia, credo che da noi non funzionerebbe. L'uomo è troppo chiuso in se stesso in Italia, e non vuol farsi riconoscere come credente. Invece qui la gente manifesta la sua fede senza paure né timidezze. È un dono grande che il Signore ha fatto ai dominicani!
Buon cammino a tutti!
Mercoledì 12 Maggio 1999
Ciao a tutti!
Vi parlo di una scoperta molto bella che ho fatto oggi stesso in un viaggio all'interno del paese.
Nella regione del Cibao (pronuncia "sibào"), al centro del paese, La Vega è una città con una storia molto ricca.
A renderla ancora più interessante è la presenza di questa università. Fondata già da parecchi anni, ha ripreso vigore 7 anni fa, grazie all'impegno di padre Benito, un prete diocesano sulla quarantina.
Questo prete, all'apparenza normalissimo, ha in realtà il merito di aver fatto risorgere un'istituzione che vivacchiava. 7 anni fa tale università contava 1200 alunni, e nessuno avrebbe scommesso su di essa.
A poco a poco, grazie al lavoro di padre Benito e alla sua capacità di coinvolgere e far lavorare altra gente con lui, gli studenti sono saliti a 4000. Il governo, visto il modo di lavorare, ha finanziato un nuovo padiglione. Si è aperta una cooperativa di prestiti fra i dipendenti (che sono circa 600). Una farmacia offre le medicine a prezzo di costo, e così un supermercato. Una mensa interna permette a ricercatori e studenti di risparmiare sui viaggi, che qui incidono parecchio sugli stipendi.
Ma non basta. Fa parte dell'attività didattica il ramo agricolo. Così, con le tecnologie più moderne e con la collaborazione degli studenti si producono verdure, che vengono vendute all'interno della stessa università. Uguale discorso in riferimento a un allevamento di maiali.
Gli insegnanti vengono incentivati con aumenti di stipendi a migliorare la propria formazione. E ciò facendogli usufruire degli stessi corsi dell'università, in maniera che anno dopo anno siano più preparati nei confronti di una società che fa continuamente passi avanti. Così si crea un clima di "crescita insieme" tra corpo docente e studenti.
Infine, l'università offre ai suoi dipendenti un'assicurazione medica e un'assicurazione sulla vita. In un paese che a livello pubblico non dà praticamente niente di questo genere, è un bel risultato!
Viene da chiedersi. E i soldi per fare tutto questo? Alcune delle attività interne della università danno una rendita, che serve per finanziare tutto il resto. Inoltre gli studenti pagano, secondo i corsi che frequentano, una quota non alta ma che copre molte spese. E infine entra anche la professionalità con cui si lavora e si impostano le cose, il che attrae donazioni e finanziamenti inaspettati.
Che dire? Repubblica Dominicana paese sottosviluppato? piuttosto: un paese che sa tirar fuori del suo cappello risorse inaspettate, che diventano dono di Dio per molti!
Mercoledì 9 Giugno 1999
ciao a tutti!
Vi racconto del matrimonio di una coppia, un caso che può essere tipico.
M., l'uomo, ha 40 anni e I. ne ha 27, e hanno due bambini, di 4 e 1 anno.
Lei da sempre avrebbe voluto sposarsi in chiesa, ma lui non ha mai voluto, dicendole semplicemente una frase che è abbastanza comune tra le coppie qui: "tu non mi legherai le mani". Effettivamente molte coppie, soprattutto molti uomini, vedono come una palla al piede l'impegno del matrimonio.
Ora I. è inferma, sta dimagrendo a vista d'occhio, riesce a mangiare poco, non ha voglia di niente. Però cerca di partecipare agli incontri di preghiera di una parrocchia vicina, dove abitava prima, e lì attinge una fede eroica. Le parole che le si sentono più spesso sulla bocca sono: "Il Signore ha voluto così, e io lo accetto dalle sue mani". Questo è un miracolo che il Signore ha fatto e continua a fare in lei.
In più, I. ha testimoniato pubblicamente di un momento di guarigione, una volta che ha partecipato a un incontro di preghiera con il padre Emiliano Tardif. Ci era andata anche se non riusciva a camminare, e là il Signore le ha ridato forza nelle gambe, si è alzata, e la sua vita è continuata migliore.
Ma il miracolo più grande il Signore lo ha fatto in M. Da quando la sua sposa ha iniziato a star poco bene, si è reso conto della chiamata del Signore, e ora vive con gioia la sua fede nella comunità. Ha accettato, anzi, desidera fortemente sposarsi in chiesa con la sua compagna, e faranno anche battezzare l'ultimo figlio. E anche lui non fa altro che ringraziare il Signore di tutto quello che gli ha dato. E questo anche se lui pure ha iniziato a non star bene.
Quando la coppia è stata presentata alla comunità parrocchiale (le "pubblicazioni" di matrimonio, che qui si fanno così) la testimonianza e la gioia dei due, data in uno stato fisico chiaramente compromesso, ha commosso la comunità e ha strappato l'applauso. Al Signore, naturalmente, che ha fatto in loro, come in molti altri, opere grandi.
Venerdì 16 Luglio 1998
Ciao a tutti!
L'ultima volta vi avevo raccontato le pubblicazioni di matrimonio di una coppia, entrambi malati di AIDS (qui dicono SIDA).
Il mese scorso ho avuto l'influenza. Non stavo ancora bene quando hanno chiamato, un animatore, dicendo che Idelsa, la ragazza di cui vi avevo detto, si stava aggravando molto.
Lorenzo è andato perché io non mi sentivo, e, in casa, li ha sposati.
Mi ha colpito il suo racconto: Idelsa vestita con un bellissimo abito bianco da sposa, nonostante non potesse alzarsi dal letto. E moltissima gente, nella casa e fuori, affacciati da tutte le finestre per partecipare a quel momento, che è stato di vera gioia.
Due giorni dopo ho potuto andare da loro. Abbiamo anche fatto il battesimo del bambino più piccolo. I padrini erano una coppia di vicini, molto buoni, ma che purtroppo ancora non sono sposati. C'è stata la possibilità di parlare del loro matrimonio, e sembra che vogliano mettersi a fare un po' di cammino di fede per sposarsi. Il Signore è grande!
La settimana seguente Idelsa è mancata. E moltissima gente ha visitato la famiglia, perché tutti avevano visto e toccato con mano come il Signore li aveva trasformati.
Al concludersi il novenario di preghiera, la famiglia intera ha partecipato insieme alla messa, con ddiscrezione, ma con grande fede.
Manuel, il marito, malato anche lui, sta discretamente bene. È sereno, perché ormai ha incontrato il Signore e vive nella fede. Ora si dedicherà con tutte le forze ai suoi bambini: il più grande inizia quest'anno la scuola primaria, e avremo la gioia di accoglierlo nella scuola della missione.
Lunedì 26 Luglio 1999
Ciao a tutti!
Dopo un periodo di assenza, torno a raccontarvi qualcosa in relazione a una visita di tre amici preti genovesi che abbiamo ricevuto.
Ci ha fatto un'immensa gioia ricevere la visita di tre confratelli preti della diocesi di Genova, don Massimiliano, don Roberto e don Francesco.
Ci hanno fatto sentire un po' d'aria di casa, e dopo già 8/10 mesi di assenza dall'Italia vuol dire tanto!
Ci hanno permesso di toccare con mano un po' della Santo Domingo turistica. Infatti, visitandola (loro) accompagnati solo da un dominicano, e senza nessun distintivo religioso, ci hanno potuto raccontare di quello che succede ai turisti. Nella piazza della cattedrale, come vicino al faro a Colombo, è un andirivieni di "piazzatori" che ti offrono letteralmente di tutto. "Italiani? come siete a donne? massaggi? (questa domanda la fanno preferibilmente gentili giovani signore) e a fumo? dollari?" ecc. ecc.
Sulla spiaggia di Boca Chica siamo andati insieme, in un angolo pieno di alberghi, e le facce che si vedevano in giro a fare il bagno erano tutte di occidentali. Anche qui, offerte a non finire, a un ritmo che ti impedisce di riposare o di startene un po' per i fatti tuoi.
Il Guaricano ha altri problemi (violenza, mancanza di lavoro, bande giovanili, discoteche "ambigue") però nel complesso è più vivibile: ti senti tra persone umane, e non tra scambiatori di "merce".
Grazie a Dio, i nostri poveri non hanno niente a che fare con Boca Chica. Non possono permettersi di cercar un "lavoro" là (e probabilmente ne troverebbero!). Grazie a Dio!
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Sempre a Boca Chica, la mattinata passata alla spiaggia ci ha fatto assistere a un macabro spettacolo. Avevano da poco tirato fuori dall'acqua il cadavere di un giovane, morto annegato il giorno prima.
Coperto da un sacchetto nero della spazzatura, il cadavere è rimasto lì molte ore. Di quando in quando qualcuno si avvicinava a vedere di che si trattava. Al momento di andarcene ancora non l'avevano portato via.
Chiedendo a uno che doveva essere un "procacciatore", ci ha spiegato che stavano aspettando la polizia legale. Ma quando sarà arrivata? Nessuno sembrava preoccuparsi. È vero, i morti non hanno fretta!
Mercoledì 4 Agosto 1999
Ciao a tutti!
Si fanno i CAMPI ESTIVI in Repubblica Dominicana? La risposta è SÌ!
Le parrocchie di Santiago el Menor e di Nostra Signora dell'Amparo da diversi anni sviluppano una collaborazione con una ONG spagnola, che manda suoi educatori in varie parrocchie dominicane per fare campi estivi con i bambini.
Seguono tutti lo stesso programma formativo, durano una settimana, e si svolgono al pomeriggio, nella parrocchia.
I collaboratori "locali" ricevono una formazione quindici giorni prima, con un parziale rimborso per eventuali "laboratori" su temi specifici.
L'iniziativa ha un buon successo. Si dirige ai bambini fino ai 10-11 anni, per i quali è ottima.
Invece la parrocchia di Santa Margherita, come altre parrocchie dominicano, fa un campo per giovanissimi/giovani. Quindici giorni (ma non ci si vede il sabato e domenica), dalle 9 di mattina alle 5 e mezza di sera, mangiando insieme, nel "salone parrocchiale". Sono previste anche uscite alla spiaggia e al fiume, incontri con giovani di altre parrocchie, un momento di ritiro. Quotidianamente si presenta, discute e annuncia un tema di catechesi, a cura di una parte dei giovani del gruppo (vari gruppetti a turno).
Un'altra parrocchia qui vicino a noi, San Juan de la Cruz, fa addirittura tre campi, naturalmente tutti in parrocchia (il motivo è che così si fa una quota alla portata di tutti, può essere l'equivalente di circa 15 mila lire, di più non ce la fanno, e di fatto molti non partecipano per questo motivo): bambini, adolescenti, giovani.
Paura che qualcuno lavori troppo? "Non bisogna aver paura di proporre lavoro - mi dice padre Tomàs, il parroco, carmelitano ancora mezzo giovane -: questi giovani d'estate non hanno niente da fare, e se non li si occupa un po' così passeranno tutto il giorno a gironzolare, probabilmente si ubriacheranno di birra o cercheranno avventure con le ragazze".
Così, il lavoro c'è, e per tutti. E ne godono i più piccoli che ricevono il servizio!
Sabato 21 Agosto1999
Ciao a tutti!
È sera, sono stanco, ma contento. Oggi ho visto partire la GRAN MISION ARQUIDIOCESANA per le parrocchie della mia zona, quindi anche per le nostre.
Nella mattinata, preparazione dei missionari e di quelli che li vanno ad accogliere, e Messa di Invio presieduta dal Vescovo.
Sono presenti circa 620 missionari, provenienti da tutte le parti della diocesi. Ci sono anche circa 700 "missionari anfitrioni" delle parrocchie che ricevono la missione: missionari come gli altri, che si sono preparati ma che questa volta avranno un ruolo di secondo piano.
Alla mia parrocchia sono stati assegnati 39 missionari, e lavoreranno per tutta la settimana prossima nei "centri di missione" sparsi per tutto il barrio: al mattino andando per le strade e invitando la gente a partecipare agli incontri, di pomeriggio facendo l'incontro per i bambini, di sera l'incontro per i giovani e poi quello per gli adulti.
Sarà una settimana faticosa, quella dei missionari; ogni giorno inizieranno con la messa alle sette del mattino, e andranno a dormire non prima delle 10/11 della sera. Ma arriveranno alla fine entusiasti e contenti. Nella preparazione gli è stato detto e ridetto che essere missionario è essere disposto al sacrificio. Per questo oggi hanno ricevuto la croce, che porteranno con orgoglio d'ora innanzi, ben oltre il periodo della missione.
A missione terminata vi dirò come è andata. Per intanto vi chiedo una preghierina per il suo buon andamento. Grazie!
Lunedì 23 Agosto 1999
Ciao a tutti!
Dopo alcuni giorni, eccovi le prime notiziole sulla GRAN MISION ARQUIDIOCESANA APPENA PARTITA!
Abbiamo accolto i missionari (39 per la mia parrocchia, quasi lo stesso numero per ciascuna delle parrocchie di don Lorenzo), ed è stata subito una festa: arrivando in parrocchia hanno trovato un centinaio di persone della comunità in attesa della loro presenza; inoltre ho avuto la sorpresa di vedere che hanno portato un buon stereo, e che attraverso cassette di canti religiosi hanno saputo trasformare questo momento molto umano in un momento di preghiera.
A sera, alla messa delle 8 della cappella, c'erano anche i tre missionari alloggiati lì vicino. La gente spontaneamente ha fatto loro un applauso lunghissimo, caldo e pieno di affetto!
L'indomani, domenica, la solenne messa di apertura della missione. Prima delle 7 tutti i missionari erano presenti, con la loro area riservata nella "chiesa", c'erano tutti i missionari "nostri" (li chiamano anfitrioni, e non è una brutta parola :-), e c'era tantissima gente.
La messa è stata celebrata con grande gioia: era arrivato il momento aspettato da mesi, quello che tutti attendevamo era ora realtà! Canti, battiti di mani, esplosioni di umanità viva, per una speranza che il Signore ci ha fatto intravedere come già realizzata.
Al termine della messa, la consegna solenne dei centri di missione ai missionari. Un paio di chiavi, che tutti essi hanno spiegato alla gente della parrocchia come le chiavi che il Signore voleva usare per entrare nei cuori dei Guaricanesi.
Oggi, lunedì, nella mattinata i missionari hanno cominciato a girare per le strade. Ho potuto parlare con una delle equipe (tre missionari), e mi hanno detto con soddisfazione che persino evangelici (che qui sono in "lotta" contro la chiesa cattolica) li hanno salutati con affetto e desideravano accoglierli in casa loro.
Oggi pomeriggio i primi incontri: alle 4 con i bambini, alle 6 con i giovani, alle 7.30 con gli adulti.
Come andrà? Stando all'impegno di preghiera della gente della parrocchia non potrà che andar bene, perché la comunità ha accettato l'impegno dell'adorazione continuata tutti questi giorni di missione, dalle 8 del mattino (ora che finisce la messa), alle 6 di sera (dopo ci sono gli incontri nei centri di missione).
Lo Spirito Santo, protagonista dell'evangelizzazione, non mancherà di stupirci. Ma, di questo, vi parlerò nel prossimo messaggio.
Mercoledì 25 Agosto 1999
Ciao a tutti!
Sempre più entusiaste le nostre parrochie dominicane! E la missione passa per i Centri di Missione.
In Santa Margarita ne abbiamo 14. In realtà ne volevamo 15, ma l'ufficio centrale della Gran Misiòn ce ne ha tolto uno perché non c'erano sufficienti missionari disponibili. E ancora, in tre centri abbiamo due missionari invece di tre, perché il giorno dell'"invio" vari missionari non si sono presentati.
Ma veniamo alle cose belle.
Il centro più belle è quello vicino al "play" di Ponce, nella parte più a sud della parrocchia. Lì l'attività si svolge in un locale non ancora terminato, un salone che forse sarà adibito a discoteca, molto ampio, e che il padrone, anche se non è della comunità, ha messo volentieri a disposizione.
Ci sono ogni giorno 200 bambini (!), un centinaio di giovani, e circa 150 adulti!!!! Ognuno ha il suo incontro, rispettivamente alle 4, alle 6 e alle 7.30.
Ma la cosa bella è che i tre missionari sono tutti e tre persone animatissime: la responsabile, che avrà 23 anni, ha un modo di fare accattivante che piace tantissimo. E le altre due, sui cinquant'anni, sono persone dinamiche e aperte. In più, il gruppo giovanile del settore si è fatto carico di cantare, suonare tamburo e tamburelli, e animare anche un minimo di "danze" mentre si canta. Questi giovani sono tutti di razza nera, e hanno la musica e il ritmo nelle vene. Contagerebbero persino a un novantenne! :-)
Un altro centro molto vivo, nel Mercadito. Una delle missionarie mi ha detto che, terminata la missione, vuole continuare a "missionare" in quella zona, e questo nonostante viva parecchio lontano. Forse lo diceva non sul serio, ma sicuramente rendeva il significato di quello che ha subito aggiunto una signore presente all'attività: "È perché le vogliamo troppo bene!". Ed effettivamente all'incontro degli adulti di stasera, che ho visto, tutto sembrava perfetto: il tema di catechesi, sul peccato, dato dalla donna che non se ne vuole andare, e il resto dell'attività, il tutto ben coordinato e preparato per tempo.
Difatto, un così bel modo di lavorare diventa subito contagioso. Almeno 5 persona presenti all'incontro mi hanno già detto che vogliono prepararsi per "missionare" anche loro, e faranno la loro "prima formazione" nel primo fine di settimana di settembre. Hanno ricevuto molto, subito vogliono dare. Lode al Signore.
Un ultimo centro, quello di Los Cazabes, un "campo", ossia quasi un "villaggio", un po' fuori. Lì le missionarie sono solo due: una giovane, abbastanza animata, che sa cantare bene; e una signora di mezz'età, che coordina l'equipina, e che per la verità è un po' molla. Così, quando ho visitato questo centro il primo giorno, i risultati erano veramente scarsi.
Ho cercato negli altri centri dove potevo toglierne uno senza fare danni, e ieri l'ho trovato. Così stamattina, quando ho comunicato alle missionarie di Los Cazabes che ricevevano un'aiuto, hanno avuto una reazione di orgoglio, e hanno presentato i decisi passi in avanti che nel frattempo aveva fatto il loro centro. Reali, certamente, e dovuti al fatto che questo modo di lavorare ti stimola in prima persona a dare il meglio di te.
Ora lavoreranno con più sicurezza, ma intanto hanno superato un piccolo ostacolo. Non è anche questo opera del Signore?
Venerdì 27 Agosto 1999
Ciao a tutti!
Un aspetto bello della Gran Misiòn che stiamo vivendo è la messa in luce delle situazioni di peccato. E qui spesso sono veramente gravi e pesanti, e ti domandi se ci sei.
Ho avuto l'occasione in questi giorni di fare un "dialogo spirituale", quasi una confessione, con una ragazza di 17 anni, N. La sua situazione è emblematica, e mi aiuta a spiegare quello che succede qui più di tanti discorsi teorici.
N. fino a tre mesi fa viveva con la mamma insieme a quattro fratelli. La mamma ha sempre preferito i maschi, e tutte le colpe ricadevano su N. Anche lei, in realtà, non ha mai avuto un carattere facile, e litigava spessissimo con tutta la famiglia.
N. aveva un ragazzo, ma di nascosto (è una realtà abbastanza comune, qui). Tre mesi fa, un giorno che la mamma l'ha scoperta in compagnia del ragazzo, ha approfittato dell'occasione per portarla ("di peso") in casa del ragazzo e lasciarcela, perché lei non era disposta a essere presa in giro da sua figlia. In pratica l'ha obbligata a convivere con lui.
La vita di N. non è migliorata. È il suo compagno ora l'oggetto delle sue litigate, e una volta in un momento di rabbia furiosa ha pensato di vendicarsi di lui mettendogli il sangue delle sue mestruazioni nella pentola dove cuoceva la sua carne.
N. va nel secondo anno di liceo (è indietro, ma qui è normale: ha iniziato ad andare a scuola tardi), ma non sa se potrà continuare la scuola. Eppure avrebbe il desiderio di diventare una professionista.
N. parla di matrimonio, che vorrebbe fare, e dice che può perché il suo compagno lavora (evidentemente capite che non è una cosa scontata). Però nel parlarne si rende anche conto di essere giovane, e il suo compagno ha anche lui solo 22 anni. In più, ammette che il compagno beve, a volte si droga, e "gli piacciono le donne della strada" (= gli piace avere delle avventure).
N. non intravede una via di uscita. Il matrimonio sarebbe un'anticamera di un fallimento. Tornare in famiglia non può perché la mamma non la vuole, e i suoi fratelli neanche. Neppure nel resto della famiglia c'è qualcuno con cui si potrebbe trovare bene.
Per finire, N. aggiunge che le sembra di essere entrata in una gravidanza. Che ne sarà di questo figlio? lei non pensa di abortire, ora sta cercando il Signore, ma le prospettive sono veramente incerte.
A N. rimane il Signore come unica speranza, e la sua Chiesa, che ha reincontrato ora in occasione della Gran Misiòn. Una chiesa che saprà aiutarla a prendere decisioni importanti, faticose, decisive. Il dominio del peccato si restringe. Un orizzonte di speranza si apre.
Domenica 29 Agosto 1999
Ciao a tutti!
Eccoci qui al giro di boa. Stamattina la Messa dominicale ha praticamente concluso la prima fase della nostra Gran Misiòn.
La messa con tutti i missionari, ben animatae folta di gente.
Molti doni significativi portati all'offertorio: mi ha colpito in particolare una coppia che rappresenteava le molte coppie che nell'ambito della missione hanno maturato il desiderio del matrimonio; e anche un giovane che per la prima volta dopo tanto tempo si era confessato, e che è stato "portato" all'altare con i polsi avvinghiati da catene, e lì lo abbiamo liberato.
E dopo, una convivenza con tanti adulti e giovani, e moltissimi bambini, complice il dolce che gli era stato promesso e che è stato arduo distribuire con ordine :-)
A mezzogiorno i missionari ci hanno lasciati: tornano stanchi ma contenti alle loro case e alla loro parrocchia. A noi hanno dato molto, e di molti di essi non dimenticheremo i volti e l'entusiasmo.
Ora il testimone passa ai missionari "anfitrioni", ossia a quelli della parrocchia; che continueranno a dare gli stessi incontri, tre volte nella prima settimana, e poi una volta alla settimana per altre tre settimane. Da questo lavoro ci si aspetta che faccia entrare nel ritmo normale della comunità alle persone che si sono avvicinate al Signore e alla chiesa.
Ci sono in vista molti battesimi, molti matrimoni, molte prime comunioni. La sfida che dovremo affrontare, come chiesa, sarà di dare questi sacramenti in base a un impegno effettivo nella parrocchia e per il Signore, superando l'aspetto puramente emozionale della Gran Misiòn.
Per questo la comunità continuerà a pregare, perché il Signore "porti a compimento l'opera che ha iniziato".
E grazie anche a tutti quelli di voi che si sono uniti nella preghiera forte e fiduciosa!
Martedì 7 Settembre 1999
Ciao a tutti!
Dopo tante notizie serie, una nota più... faceta. Vi racconto IL MANGO
Qualche giorno fa ci domandavamo con Lorenzo quale era il mangiare che ci mancava, e ci venivano in mente il pesto, i ravioli, la pasta fresca, e molte altre cose.
"Ma a loro - domando io - cosa gli mancherà quando vanno in Europa?".
La risposta, io penso, è che gli mancherà IL MANGO. È un frutto che matura in estate, normalmente in aprile maggio. Quest'anno il cambio di stagioni (conseguenza del ciclone dell'anno scorso) ha ritardato i processi, e mangiamo ancora adesso questi frutti.
Ha un gusto delicato, particolare. Succosissimo e gustosissimo, bisogna imparare a mangiarlo per evitare che rimangano le sue abbondanti fibre tra un dente e l'altro. La specialità dei dominicani è "succhiarselo" appena tirato giù dall'albero.
È molto nutritivo, e l'abbondanza di fibra aiuta i naturali processi nutritivi.
Che mi succederà quando tornerò in Italia? Beh, è chiaro, mi MANGHERÀ! :-)
Qui i bambini si scambiano le figurine dicendo: "Ce l'ho, MANGA, ce l'ho, MANGA,..." :-)
E le giovani spose che hanno il marito a lavorare a Porto Rico, quando torna la prima cosa che gli dicono è: "Mi MANGAVI!" :-)
Anche alla gente che lavora, se gli chiedi che ti facciano un po' di straordinario, ti rispondono subito: "MANGO per ridere!" :-)
Al cinema, cosa vanno a vedere i dominicani? il film "Ultimo MANGO a Parigi"!
E per finire, una volta che sono andato al ristorante il cameriere mi ha chiesto: "Cosa MANGA, signore?" :-)
E voi, il mango, lo avete assaggiato? Se si, bene; se no, vuol dire che anche a voi MANGA qualcosa :-)
Mercoledì 8 Settembre 1999
Ciao a tutti!
Vi ho parlato delle attività che abbiamo fatto nella Gran Misiòn, oggi vi inizio a raccontare qualche frutto.
Oggi ho chiamato a raccola i catechisti. Dominica scorsa avevo chiesto nella Messa che si sentisse chiamato a essere catechista si facesse vivo in questo incontro, e sembra che il Signore abbia "lavorato" in molte persone.
Sì, perché erano più i catechisti nuovi che non i vecchi!!!! Per la verità, alcuni dei vecchi non sono venuti (non hanno potuto, si pensa), mentre che i nuovi erano tantissimi.
Ho fatto riempire a tutti un modulo con i propri dati, e alla fine i moduli che ho contato erano 50! E pensare che l'anno scorso ci arrabattavamo senza riuscire a gestire il catechismo in parrocchia. Ora potremo farlo nei settori, ossia, oltre che in parrocchia, i varie cappelle o luoghi adatti sparsi per il territorio parrocchiale.
In più, sono riuscito a mettermi d'accordo con il locale ufficio catechistico per fare un corso base per catechisti, e sarà il secondo e il terzo fine settimana di ottobre, sabato e domenica completi. Anche per questo evento l'adesione dei catechisti è stata massiccia!
Cosa voglio di più? Questa vita di missione mi stupisce e mi riempie di entusiasmo! Il Signore mi sta dando veramente il 100x1 di quello che ho lasciato. A lui lode per Cristo nello Spirito Santo. Amen.
Domenica 12 Settembre 1999
Ciao a tutti!
Oggi ho avuto la gioia di sposare 8 coppie della parrocchia! Ve lo racconto, perché fa capire la realtà del matrimonio di qui.
Da che esperienza venivano queste coppie?
- A. e T. vivevano insieme da 12 anni, e hanno 2 figli sui 4-6 anni. Cristiani entrambi, lui ancora non aveva accettato di sposarsi perché gli sembrava che la consorte si arrabbiasse troppo facilmente. Aveva così deciso che si sarebbe sposato se la "moglie" dava segni di cambiamento.
Questo non impediva alla coppia di mettere a disposizione un pezzo del terreno intorno alla loro casa per attività della chiesa nel settore. E anche in occasione della Gran Misiòn si sono dati da fare tantissimo - avevano un centro di missione ubicato lì al lato di casa loro.
- M. e Y., vicini di A. e T., hanno già tre figli. Questa volta è lei che ha voluto aspettare per il matrimonio (nonostante entrambi fin da ragazzi abbiano partecipato con convinzione alla vita della chiesa), perché il "marito" beveva. Sono povera gente, senza cultura - che fatica per fare la firma sull'atto di matrimonio! - Ma hanno una fede viva e vogliono impegnarsi nella chiesa.
- R. e S. sono più giovani nella loro avventura di coppia, perché sono insieme solo da 2 anni, e hanno un bambino piccolo di un anno. Si sono conosciuti perché uno dei due è andato a stare vicino alla casa dell'altro. Lei, una ragazza educata nella fede anche se povera culturalmente, ha pianto tantissimo e pregato altrettanto per sposarsi in chiesa. Ora il marito, che è una persona di fede pure lui, glielo ha concesso, perché ha visto che si è corretta molto nelle sfuriate che per un periodo gli faceva a tutte le occasioni.
- F. e J., invece, non si sono sposati oggi, perché i documenti non erano a posto. Entrambi di mezza età, in pratica nell'atto di nascita di lei mancava il primo cognome, e così sposarsi in questa situazione avrebbe fatto sì che i figli avessero il cognome sbagliato. Così hanno tempo fino alle prossime nozze (forse saranno tra due o tre mesi) per mettere a posto le carte. Nel frattempo, alla messa di oggi sono stati "offerti" come segno di tutte le coppie che vorrebbero celebrare il loro matrimonio e che per una ragione o per un'altra non possono.
- H. e L. vivevano uniti da ben 27 anni, e in questo erano nel gruppo la coppia più anziana. Il loro matrimonio non si è mai celebrato perché lui era considerato dalla moglie un "corrotto": donne, alcool, ecc.; il tutto è durato fino a due anni fa, quando H. ha conosciuto il Signore e ha deciso, non senza fatica, di cambiar vita. Ora non perde occasione per mettersi a disposizione della parrocchia, in molti servizi, e gli si vede in faccia che è molto più felice di prima.
(N.B.: le iniziali dei nomi sono artificiali)
Venerdì 24 Settembre 1999
Ciao a tutti!
Quando sono arrivato qui mi hanno suggerito fortemente di non uscire a piedi con il buio. Mi sembrava una esagerazione. Mi sono convinto quando mi hanno detto che un mese prima che arrivassimo hanno fatto fuori uno a cento metri dalla nostra casa. Era un ladro, e l'aggredito ha reagito.
Certo che qui la violenza è all'ordine del giorno.
Tre giorni fa vedo per la strada un ragazzino che avrà avuto 14 anni, una cicatrice di 10 cm sul petto. "Cosa è quella?", gli domando. "Un colpo di machete da mio zio".
Una giovane sposa che lavora in parrocchia si era lasciata 4 anni fa con il suo compagno, con il quale già aveva avuto 3 figli, e si era messa con un altro. Tutto bene, fino al giorno in cui è ritornata al paese dove aveva lasciato il compagno. Questi, vedendola, l'ha aggredita con il machete, e le ha dato più di 30 colpi, lasciandola morta, o credendo di averla ammazzata. E questo perché lei si era messa con un altro. Ancora adesso, dopo 2 anni, la ragazza non ha ancora superato tutte le conseguenze fisiche dell'aggressione.
Una giovane della parrocchia ha dovuto cambiare di casa, perché il padre, l'unico familiare con il quale viveva, è in carcere: ha aggredito sua sorella e l'ha ammazzata. Rischia l'ergastolo.
E la polizia? meglio non incontrarla!
Spesso e volentieri fa retate, e mette dentro tutti quelli che non sono più che a posto. Per uscire, devi pagare la tangente a qualcuno. E se è il prete o qualchedun'altro che va là a "raccomandarti", ti rilasciano dicendoti che risulta che hai la fedina penale sporca. Così normalmente dovrai affidarti a loro per far fare ulteriori richerche, o per aggiustare le cose, e così sgancerai altri soldi.
La settimana scorsa cercavano nel territorio della nostra parrocchia un delinquente, o ex. Non l'hanno trovato. Allora si sono portati via la madre, e la donna starà in carcere finché non si costituirà il figlio. Il quale dovrà stare ben attento, perché se la situazione non sarà ben controllabile rischia che i poliziotti lo facciano fuori, raccontando poi di una legittima difesa. Nel caso presente, ha mobilitato un'organizzazione del barrio perché, insieme alla chiesa, sia presente al momento in cui si costituirà. Con i testimoni non potranno far niente.
Sabatao 16 Ottobre 1999
La settimana scorsa il governo ha decretato un aumento della benzina. Sentendo la notizia i giorni precedenti, pensavo a un piccolo aumento, de 5-6 per mille come succede da noi.
Invece si tratta di una stangata: un aumento del 15%! Che naturalmente produce automaticamente un aumento in tutti i generi che si trasportano: biglietti di viaggio, mangiare, mobili, ecc.
In più, il governo ha pensato bene di aggiungere a questa misura l'aumento della commissione di cambio con il dollaro, in maniera che così aumentarà anche tutto quello che sarà importato.
La reazione della gente è stata di rabbia, e il governo non è riuscito con le sue spiegazioni a motivare la misura: "Quello che ricaviamo dalla benzina ci serve per pagare il debito estero, e il debito sta aumentando e rischiamo di non farcela".
Così le organizzazioni popolari hanno proclamato per martedì scorso uno sciopero. Adesione massiccia, strade deserte, ma il governo non si muove dalla sua posizione. Così lo sciopero è stato prolungato a oltranza. Perdendo di mordente, e costringendo gli organizzatori a revocarlo.
In tutto questo, un morto: un professore di scuola di una cittadina dell'interno, uomo impegnato nelle organizzazioni popolari. Sembra che sia stata la polizia a ucciderlo. O, secondo una versione uscita giorni dopo sui giornali, alcuni membri del partito del governo, il PLD, ex partito marxista ormai convertito al neoliberalismo delle privatizzazioni.
Come succede solitamente qui, alcuni giorni prima dello sciopero la polizia ha messo dentro agitatori e dirigenti sindacali. La cosa nuova è che è risultato (ma la stampa ancora non ne ha detto niente) che in alcuni settori sono stati gli attivisti dello stesso PLD a passare alla polizia un listato dei "sospetti". Ombre di regime. La chiesa è preoccupata per il futuro della democrazia.
Nell'articolazione dello sciopero, in prima fila ci sono stati i "taxisti", che qui svolgono una funzione fondamentale nel trasporto pubblico. Essi hanno perso la loro credibilità agli occhi della gente (e anche per questo lo sciopero è stato un flop), perché, appena è salito il prezzo della benzina, hanno alzato subito, e in percentuale superiore a quanto il governo ha fatto con la benzina, il prezzo della corsa.
A chi devono credere, i dominicani?
Giovedì 21 Ottobre 1999
È l'equivalente della nostra protezione civile.
Ho avuto modo di conoscerla un po' in questi giorni di minaccia di ciclone. C'è tanta buona volontà, ma pochi mezzi. E pochi vuol dire pochi!
Il comitato del Guaricano conta con circa 15-20 "brigatisti", ossia volontari. Il responsabile del comitato sembra volontario anche lui, perché insegna in una scuola.
La sede è in un edificio costruito dal governo per le associazioni di cittadini, ma è a un secondo piano a cui si arriva solo con una scala a chiocciola. E non c'è luce perché qualcuno si è rubato il filo elettrico che la portava ai locali.
Il materiale di cui dispone il comitato di Guaricano è, più o meno: una barella, due pale, due picconi, varie corde. Il tutto per una popolazione di circa centomila abitanti. E in Guaricano non ci sono né pompieri né ambulanze.
Ora, in imminente pericolo di ciclone, l'impressione è che la disorganizzazione sia totale. Non c'è una radio, non ci sono trasmittenti, non ci sono mezzi di trasporto. La unica cosa che si può fare è coordinare le risorse presenti nel territorio: scuole, chiese, associazioni varie, consultori e cliniche. E tenere il censo dei locali che potranno essere usati come centri di rifugio per quelli che rimanessero senza casa.
Speriamo che quanto si sta facendo in questi giorni non serva. Sembra che l'uragano abbia deviato verso nord. Se però dovesse servire, che ne sarà del Guaricano?
Lo affido alla preghiera di ciascuno di voi.
Domenica 14 Novembre 1999
È da vari giorni che piove parecchio qui. Sembra che dipenda dal fatto che siamo ancora nella stagione dei cicloni. Che durerebbe fino a fine novembre.
Sta di fatto che certi giorni la città è intransitabile. Nella Avenida Luperón, una grande arteria che corre in direzione nord-sud nella parte occidentale della città, e che passa davanti a un aereoporto interno, il giorno di giovedì c'era allagato in almeno due punti. L'acqua aveva una altezza di 20 centimetri. E uno dei due punti era nell'incrocio con un'altra grande arteria, la Avenida 27 de Febrero, che corre parallela al mare.
Questi allagamenti non sono casuali, ma si ripetono ogni volta che piove un po' di più.
Sui giornali di oggi, invece, era riportata una denuncia fatta da vari preti e vescovi, riguardo alla qualità delle opere pubbliche fatte dal governo. Si parlava di un famoso tunnel nella stessa Avenida 27 de Febrero, tunnel inaugurato non più di un anno fa, e che già presenta problemi di inclinazione del fondo stradale. La denuncia chiedeva al governo di verificare meglio la qualità di queste opere pubbliche, anche in considerazione dei fortissimi investimenti che vi vengono fatti.
Da parte nostra, qui in Guaricano, la viabilità è in questi giorni a livello disastroso. La maggior parte delle strade diventano fango, e la gente partecipa meno anche alle attività ecclesiali per la difficoltà di camminare per strada.
Il governo attuale aveva fatto campagna elettorale qui nel barrio dicendo che aggiustava tutte le strade. Ora il suo mandato è quasi al termine (le elezioni sono in maggio 2000), e ancora la promessa non è stata compiuta.
Ascolteremo altre promesse? Quando si darà qualcosa ai poveri?
Martedì 23 Novembre 1999
Ho avuto la gioia di partecipare a un corso di Esercizi Spirituali per preti. 60 confratelli, provenienti da tutte le diocesi del paese, e un vescovo, ordinato appena un anno fa.
Il clima che si respirava era veramente sereno. Questi preti si sono formati tutti nel seminario nazionale, qui in Santo Domingo. Hanno condiviso almeno 8 anni di formazione, di studio, di vita comunitaria. Ogni volta che si reincontrano è per loro una festa.
E la cosa è ancora più bella se uno pensa che corsi come questo se ne organizzano tre all'anno, per un totale di 150 preti che partecipano. Quasi tutti!
E non basta. Una volta all'anno c'è una due giorni nazionale, dove insieme ai preti si trovano anche la maggioranza dei vescovi, e fa tenerezza vedere il cardinale di Santo Domingo giocare a domino con l'ultimo prete ordinato. Si condivide, si chiacchera di alcuni temi di pastorali, ci si rilassa. E non manca mai una partita a pallacanestro.
Ancora, le tre diocesi del Est vivono un altro momento più giocoso. Il "lunedì dell'angelo", tutti insieme alla spiaggia: una nuotatina, il pranzo, un pomeriggio sereno.
L'idea che ricevo io italiano, è che questa fraternità sacerdotale sia molto bella. Nasce in seminario, ma si alimenta e cresce anche in seguito.
E fa sentire al prete che anche lui ha una "famiglia".
Giovedì 2 Dicembe 1999
Una settimana fa ci siamo presi un giorno di "vacanza" con tutta la comunità e abbiamo fatto una puntatina all'estero.
C'eravamo io, don Lorenzo, suor Valeria, suor Roberta, suor Patrizia, suor Modesta, e il "nuovo arrivato", Francesco Zannini, laico che ci dà una preziosa mano per moltissime cose. Insomma, la comunità missionaria al completo! E questa è estata la prima cosa bella della giornata, perché abbiamo avuto modo di passare un po' di tempo insieme, di condividere emozioni, idee, progetti. Un grazie grande al Signore.
La visita aveva come destinazione Jimanì, una cittadina del sud-ovest vicina alla frontiera, e da lì speravamo di poter entrare in Haitì (con l'accento sull'ultima i, come dicono qui).
Grazie a Dio abbiamo potuto entrare. In realtà in questo periodo la frontiera è un luogo "caldo", e questo succede nelle vicinanze di ogni campagna elettorale. Qualcuno ha interesse a spostare l'attenzione dai problemi interni a qualche nemico di fuori.
Ci hanno lasciati passare, e la prima impressione che abbiamo avuto è stata quella del mercato "dall'altra parte": bancarelle variopinte, molto più povere di quelle che eravamo abituati a vedere in territorio dominicano. Uno stile diverso, ma anche un brulicare più vivo, una quantità di oggetti e oggettini...
Abbiamo poi saputo che a quella frontiera molte madri di famiglia del nostro stesso barrio vanno spesso per fare le grandi spese, come quella dell'inizio della scuola dei figli. E nonostante la lontananza (280 Km) e la fatica del viaggio, riescono a fare un bel risparmio!
Più in là, ci siamo inoltrati fino a un paesino, il cui nome è già una storia: Fort Parisienne: Le poche opere che tiene, gli sono state donate da Parigi! E non c'era molto: un dispensario, una scuola, una chiesa pentecostale.
Per il resto, la vita in quel paesino ci è sembrata molto semplice. A prendere l'acqua a un pozzo (fatto dalla Francia anche quello, sembra), i bambini a giocare per le strade nudi, le case alcune di blocchetti e altre ancora di legno; ma molte addirittura di legni intrecciati e ricoperti di fango. In Dominicana non ne ho mai visto.
Un signore sulla sessantina sapeva un po' di spagnolo e ci ha permesso di entrare un po' più in contatto. Ci ha spiegato qualcosa di alcuni particolare che non conoscevamo, ci ha fatto da interprete con alcune persone.
Viva è stata la scena di quando Lorenzo ha comprato delle caramelle e le ha offerte ai bambini. Immediatamente sono accorsi tutti, buttati uno sull'altro per averne una in più. Ma un giovane a cui Lorenzo ha affidato un pacco perché lo aiutasse nella distribuzione ha pensato bene che quelle caramelle se le teneva per lui.
Il ritorno, di sera. Senza troppa stanchezza, e con la voglia di conoscere di più questo paese vicino e così diverso.
Giovedì 23 Dicembre 1999
Anzitutto vi auguro Buon Natale, pregando il Signore che vi faccia entrare nello spirito e nella realtà del Giubileo dell'Anno 2000. Con tutta la chiesa chiediamo al Padre che ci conceda una conversione profonda a tutte le parole di suo Figlio, e che ci permetta di metterle in pratica, nella luce dello Spirito.
Otto giorni fa c'è stato qui nella mia parrocchia un evento particolare. Alle tre del pomeriggio ha improvvisamente preso fuoco un "barrancone", cioè una parte di una lunga casa di legno e lamiera nella quale vivevano, assiepate l'una sull'altra, circa 30 famiglie. Il fuoco si è anche esteso dall'altra parte della strada, avvinghiando un'altro barrancone gemello, e altre cinque o sei case sono andate completamente distrutte dal fuoco. In un'ora settanta famiglie si sono ritrovate in mezzo alla strada, impotenti di fronte allo spettacolo di un mucchio di cenere e di lamiere ormai inservibili.
La solidarietà della comunità è scattata rapidissima. Le vittime dell'incendio sono state ospitate da vicini o parenti o amici, in una gara di solidarietà. Il giorno seguente sono stati trovati tantissimi vestiti, offerti da molte famiglie. Grazie al coinvolgimento di vari organismi, il "piano sociale" della presidenza della repubblica ha data in men che non si dica molte razioni alimentari e una ventina di materassini.
Le vittime dell'incendio hanno ricevuto la visita del direttore delle locali "case popolari", INVI, l'organismo statale che lavora con le case. E nel pomeriggio dello stesso giorno lo stesso è venuto ad avvisare che un candidato presidente (del suo stesso partito, il partito di governo) donava immediatamente due milioni di pesos (circa 240 milioni di lire) dai ricavati della sua campagna elettorale per ricostruire le case distrutte.
Insieme alle luci, alcune ombre. Tra la gente del vicinato è cominciata la "caccia al posto in lista". Nel momento in cui si confezionava la lista degli afettati dalla tragedia, molti cercavano di farsi inserire inventando irreali distruzioni di case non esistenti, o facendosi passare come abitanti delle case senza esserlo. Ancora non è chiaro del tutto chi viveva lì, anche perché probabilmente si viene a creare una rete di complicità, con promesse di reciproci benefici.
L'invadenza dei partiti: soprattutto con il partito di governo, il tentativo di cavalcare la richiesta di giustizia, e di "governare" la tigre della protesta. Di fatto il governo è riuscito a infilare in una commissione chiave che dovrà gestire i due millioni di pesos una persona che, nonostante risulti diversamente, in realtà starà lì per tutelare gli interessi del governo.
La leadership delle organizzazioni comunitarie. Dentro all'impegno, reale, dei primi giorni, appare evidente il tentativo di essere a capo del movimento popolare e di essere dentro ai momenti decisionali. Dando l'impressione che uno ci stia solo a condizione che sia in posizione di primazia; altrimenti niente.
Oggi, a più di una settimana dall'incendio, la disillusione comincia ad apparire. Sui due milioni di pesos cominciano a comparire ritardi e rimandi di cui non si capiscono le cause. E c'è chi pensa che non arriveranno mai. Dopotutto siamo in campagna elettorale, e quello che interessa è fare colpo sulla gente, contando sul fatto che l'opinione pubblica sarà presente per poco tempo, e che quindi il tutto potrà cadere nell'oblio senza troppi danni...
In tutto questo, la Chiesa Cattolica svolge un ruolo di primo piano. Il parroco, indipendentemente da chi sia, è l'unica persona di cui le vittime dell'incendio abbiano fiducia. Sanno che non li tradirà e non si aprofitterà della situazione. Del fatto prendono atto anche le autorità pubbliche, che in pratica cercano la chiesa come interlocutrice privilegiada. È un segno di speranza, che non sarà deluso. E che si fa risposta nel pacco alimentare che la parrocchia può dare alle famiglie afettate. Di fatto non risolverà il problema, ma fa sentire una solidarietà che non è semplici parole.
In tutto questo, l'ombra della morte. Un giovane down di 23 anni è morto nell'incendio. I suoi familiari hanno tentato di tirarlo fuori dalla casa in fiamme, ma lui spaventato si è ricacciato dentro. Lo hanno trovato carbonizzato. Due giorni dopo, in una messa celebrata sul luogo dell'incendio, la comunità lo ha ricordato. Con fede, chiedendo pace per la sua anima, ma chiedendo soprattutto che il Giubileo che sta per iniziare sia principio di una giustizia per forte, meno particolare, rispettosa di colui che la vita non ha favorito.
E a tutti voi chiedo una preghiera, perché questo sogno, per la grazia di Dio, possa presto convertirsi in realtà. E in realtà dominicana.
Buon Natale e Buon Anno!
Pagine a cura di don Paolo Benvenuto - Segnalami eventale materiale che possa essere aggiunto!
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Luglio 1999