Home Page | |
Nuova Evangelizzazione | |
Esperienze | |
Parrocchie |
S. Michele Arcangelo, Velletri (Roma) Il parroco fa Catechesi |
Un parroco della diocesi di Bologna, scrivendo a Vita Pastorale (n. 2/1998), ritiene opportuno "abbandonare le catechesi dei bambini per dedicarsi maggiormente agli adulti. Nelle parrocchie l'80% del lavoro è per i bambini (quasi tutto), per i ragazzi (un po' meno), per i giovani (ancor meno), ma poi?".
Tale parroco crede si debba "continuare la pastorale tradizionale di Messe, Prime Comunioni, Cresime, Catechesi pre-sacramentali. Ma di lì non salta fuori nulla". "Occorre abbandonare questa strada ( ). Occorre più catechesi agli adulti (non in preparazione a quelli che noi sappiamo essere sacramenti e che loro invece non sanno bene cosa siano".
Gli risponde sul numero seguente di Vita Pastorale (n. 3/1998) un confratello, il quale, trovandosi "dinanzi alla descrizione rovinosa di una situazione con non conosce futuro", riporta una sua esperienza, che volentieri riportiamo.
Propongo una soluzione al problema, garantendo ottimi risultati a patto che si rispettino determinate condizioni.
Concretamente. In questo anno (1997/98, ndr), nell'arco della settimana, chi vi scrive ha la gioia di incontrare 115 nuclei familiari per la Prima Comunione, 60 ragazzi dai 15 ai 20 anni per la Cresima, 15 coppie di fidanzati e in più alcune coppie di sposi con relativi padrini per il Battesimo dei figli (la parrocchia dove opero conta appena 1.000 anime).
Così facendo, il sacerdote (parroco), senza bisogno di intermediari, conosce direttamente persone di tutte le età (anche neonati e nonni); genitori con problematiche di vario genere (divorziati, conviventi, sposati solo civilmente, atei, e anche qualche protestante ); famiglie tradizionalmente cattoliche e non; ragazzi che da tempo avevano rotto con la Chiesa; fidanzati mancanti di qualche sacramento o già conviventi (70%) e tanto, ma tanto altro "materiale umano".
Perché, invece di piangere sulle rovine di una catechesi da molti definita inutile, non cambiamo davvero rotta nel modo di pensare la stessa catechesi; nel modo di porci nei confronti delle persone o di gestire il nostro tempo o di essere preti? Imbroccare vie nuove significa senz'altro rischiare. D'altra parte penso sia inutile farsi illusioni: dall'alto non verranno mai cambiamenti efficaci, sia perché in genere i capi non amano rischiare, sia perché lo Spirito Santo spesso preferisce svolazzare a bassa quota.
Sac. Gaetano Zaralli
Parrocchia S. Michele Arcangelo
0049 Velletri (RM)
Pagine a cura di don Paolo Benvenuto - Segnalami eventale materiale che possa essere aggiunto!
Questa pagina è sul Web da
Giugno 1998