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S. Maria Assunta di Rivarolo, Genova
La «rivoluzione» bussa in famiglia
Pastorale della "Prima Comunione" nella Comunità Una

(Vedi anche l'interessante esperienza del pane quotidiano:
la Parola di Dio spezzata per le famiglie
)

Una comunità parrocchiale
coinvolta nell'annuncio ai lontani

GENOVA. Rivarolo, periferia nord di Genova. Un tempo non molto lontano questo era il tempio della classe operaia, quel proletariato dell'Ansaldo e delle raffinerie coccolato dal PCI. I comunisti non è che mangiassero i bambini, ricorda don Prospero Bonzani, parroco di Santa Maria Assunta, ma certo non vedevano di buon occhio chi andava a messa.

Oggi Rivarolo, 50mila abitanti, sta cambiando pelle. Il tessuto sociale non è più dominato dagli operai, ma da un ceto impiegatizio medio-basso. E le contraddizioni calcano la scena. In questo quartiere popolare il prestigio e la credibilità della Chiesa, l'unica realtà forte sopravvissuta alla competizione con il "marxismo al pesto", aumentano a vista d'occhio. Con un rischio: che la parrocchia venga intesa soltanto come un'agenzia a sociale, e non invece come luogo di evangelizzazione. E infatti a Rivarolo i bambini che si presentano in parrocchia per prepararsi alla prima Comunione spesso non sanno neppure farsi il segno della croce.

La drammatica secolarizzazione

Se non fosse per un sostrato di antica pietà mariana che ha resistito come un manto protettivo nella comunità, con le edicole dei vicoli stretti ancora oggetto di venerazione, Rivarolo potrebbe dirsi quasi totalmente scristianizzata È proprio dal dato drammatico della secolarizzazione parte la pastorale missionaria di Santa Maria Assunta diretta soprattutto ai "lontani".

Da quindici anni don Prospero Bonzani lavora per sgretolare l'atteggiamento anticlericale della gente. Se si fosse affidato agli automatismi della routine pastorale, i sacramenti, la catechesi tradizionale, si sarebbe trovato attorno un pugno di devote vecchiette. Invece don Prospero ha cercato, con la sua passione missionaria, di fare breccia nel cuore della gente rompendo le resistenze psicologiche di una popolazione che per la gran parte cataloga la Chiesa come una realtà distante, fatta di pratiche inutili e noiose. Don Prospero parte da una constatazione: "La famiglia - dice - vive solitaria, chiusa e quasi evangelicamente inespugnabile". In che modo raggiungere, allora, la realtà familiare, con messaggi diretti significativi, in modo da riaccostare il Vangelo alla vita?

"Semplicissimo - risponde il sacerdote. Tutto ruota attorno alla prima Comunione dei bambini. Questa fase genera un momento di tenerezza in cui la famiglia entra in una zona di rimescolamento sentimentale: ed e su quell'ammorbidimento di cuori che noi facciamo leva".

La prima Comunione resiste ancora nella percezione collettiva come momento di "iniziazione" alla vita, un rito carico di simbolismi. E allora ecco le consumate astuzie di don Prospero, che anno dopo anno mette in scena una vera commedia di Govi per catturare l'attenzione dei genitori durante la fase di preparazione dei figli. La prima Comunione diventa, quasi, il pretesto per avviare alla catechesi mamme e papà.

Scena prima. È ottobre. Un gruppetto di signore della parrocchia, dette "mamme for you" hanno l'incarico specifico di rompere il ghiaccio, accogliendo le madri dei ragazzini comunicandi nell'ambiente parrocchiale, Il loro ruolo consiste nell'offrire un caffè alle mamme. "Se le signore salgono le irte scale della canonica è quasi fatta", commenta don Prospero, che pensa a un peccato originale all'incontrario. Le mamme che accettano il caffè diventano, da quel momento, evangelizzatrici inconsapevoli dei mariti, nello sforzo d avvicinarsi alla parrocchia. Niente paura, le signore saranno aiutate. Il libro del catechismo, infatti, non viene acquistato a Santa Maria Assunta, "ma lo si va a prendere in un luogo dove si mangiano le castagne. È consentito portarsi la radiolina per seguire le partite".

Scena seconda. "Una domenica tra ottobre e novembre - spiega don Bonzani - i papà fanno il gesto eroico di recarsi in una località di montagna dove, combinazione, c'è anche il prete. Ma loro vanno, ovviamente, per il benefir delle castagne, o almeno cosi tengono a far sapere ai colleghi dì lavoro per non perdere la faccia". La gitarella delle castagne finisce con la consegna del libro del Vangelo in una cappellina. Ovviamente sconsacrata. Il Vangelo viene offerto al bimbo dal papà. La scena viene immortalata in una fotografia che viene poi consegnata prima di Natale alle mamme, con un'altra posa di esche e sacri maneggi.

Scena terza. Verso metà gennaio i tempi sono ormai maturi per far entrare in campo il sacerdote. Ufficialmente le famiglie vengono convocate in parrocchia per la comunicazione della data della prima Comunione e per decidere qual: vestiti mettere per la cerimonia. "Se i papà resistono al terrore di essere ammessi in parrocchia davanti al prete, allora si liquida la faccenda dei vestiti in due parole e io passo a proporre un clima di amicizia tra parrocchia e famiglia. Una tregua armata. Almeno per la durata della prima Comunione. Con l'invito ai genitori a venire a messa nelle domeniche di preparazione, perché sappiano che cosa diciamo ai loro figli".

Pochi coniugi accettano subito di fare il "grande passo", entrare in chiesa. Molti vengono spinti dai loro figli, che non esitano a far anche loro una particina nella commedia. "Papà, vieni a messa, vedrai che ti divertirai". I paparini che aspettano i figli sul sagrato cacciano la testa dentro la porta e cosa vedono? Che le prediche sono fatte con interventi mimati dei bambini, una Liturgia gioiosa e partecipata. In parrocchia, intanto, continua l'avvicinamento delle mamme, quelle del caffè. Dopo l'incontro con le famiglie, alle madri viene offerto di seguire, in separata sede, lo stesso catechismo dei loro figli. "In realtà - spiega subito don Prospero - proiettiamo dei filmini sulla maternità, sulla gravidanza, parliamo del battesimo dei loro figli".

Scena quarta. Verso marzo, nuovo "trauma". Un'altra messa per le famiglie, in un santuario, la domenica pomeriggio. "Facciamo pregare i bambini, poi consegniamo loro una croce ritraendoli mentre abbracciano i genitori". Lacrimuccia in famiglia e seconda foto. Che viene recapitata ai genitori personalmente dal prete. "Seminando disagio - continua il parroco - viene fatto sapere alle famiglie che è consigliabile che esse ricevano in casa il sacerdote per una cena. E se non lo fanno, verranno invitate ad un incontro allargato con altre famiglie. Se non accettano nemmeno questa soluzione, sguinzaglio i laici che vanno a prendere un caffè nelle case dei cresimandi cercando di capire quali revisioni ha aperto lo stile missionario della Parrocchia.

A questo punto dell'anno quel rompiscatole di don Prospero ha già avvicinato il novanta per cento dei genitori. L'ultima occasione di incontro offerta a tutti prima della Comunione e un pranzo al sacco con il cibo in comune e supermessa all'aperto. "Ogni anno si ripete il "miracolo" di un Vangelo che fa incontrare le persone. Alle famiglie più motivate a seguire un percorso di catechesi e di vita cristiana viene offerta poi la possibilità di un week-end che noi chiamiamo "bivacco" durante il quale è prevista una serata "sentimentale" in cui si parte dai ricordi del fidanzamento e alcune coppie un tempo "lontane" raccontano la storia della propria conversione".

Comunità di famiglie. Da qui si costruisce e si rafforza la "comunità di famiglie" ispirata allo stile delle comunità ecclesiali ai base dell'America Latina. Vivono davvero come i primi cristiani più convinti "seguaci" del cammino permanente di formazione cristiana che porta le famiglie a radunarsi quotidianamente al proprio interno per leggere il Vangelo o a raccogliersi a gruppi all'esterno per verifiche quindicinali sul percorso di fede e catechesi. Circa trecento adulti, tra giovani ex bimbi della prima Comunione, genitori e anziani si riuniscono per mettere in comune la propria esperienza.

Accanto a coloro che scelgono la proposta di formazione integrale dei gruppi famigliari ci sono però molti altri adulti che seguono con assiduità le liturgie domenicali, partecipano alla catechesi settimanale in chiesa, fanno meditazione individualmente.

"Altri ancora hanno un atteggiamento di simpatia verso la chiesa perché siamo riusciti a smontare molti pregiudizi", dice Carla Ratti, laica consacrata del "Regnum dei", istituto secolare che da oltre trent'anni svolge in parrocchia un servizio dopo scuola per i ragazzi difficili. Santa Maria Assunta è una presenza significativa nel tessuto sociale di Rivarolo, con il suo centro dl ascolto per i poveri e gli extra comunitari e le molte iniziative di presenza solidale. La parrocchia insegna a tutti uno stile di sobrietà. "In questo quartiere - conclude don Prospero - non mi sembra neanche di vivere nel ricco Occidente".

Roberto Festorazzi

(Da AVVENIRE, Sabato 5 Dicembre 1992)

L'interessante esperienza del pane quotidiano: la Parola di Dio spezzata per le famiglie


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Dicembre 1996