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Le missioni popolari, protagoniste della Nuova Evangelizzazione

Orientamenti per le Missioni
al popolo

di MONS. ANTONIO MATTIAZZO, vescovo di Padova

L’avvicinarsi del Grande Giubileo dell’anno 2000 ha portato nella Chiesa italiana una vivace ripresa delle missioni al popolo e "con il popolo". Naturalmente, il modo di realizzarle rispetto al passato deve tener conto delle mutate situazioni socio-culturali e delle odierne esigenze pastorali. Monsignor Antonio Mattiazzo, vescovo di Padova, ha cercato di estrarre dal molteplice tesoro della vita ecclesiale «cose nuove e cose antiche» e ha ritenuto utile e opportuno elaborare per la propria diocesi alcuni "Orientamenti per le Missioni al popolo". Li sottoponiamo alla riflessione del vasto pubblico di evangelizzatori, con la fiduciosa certezza di rendere in tal modo un prezioso servizio anche a tutte le parrocchie d’Italia.

Natura, scopo e caratteristiche.
1. Gli orientamenti che seguono sono proposti alle parrocchie come un aiuto per realizzare la missione al popolo in modo appropriato alla situazione ed esigenze odierne.

2. La missione al popolo è una modalità specifica di annuncio straordinario della parola di Dio proclamata da evangelizzatori animati dalla forza dello Spirito e con mandato della Chiesa allo scopo di risvegliare e confermare la fede e di rivitalizzare la comunità cristiana.

3. Le missioni al Popolo hanno una lunga e feconda tradizione. Da molti secoli esse hanno svolto un prezioso servizio al risveglio della fede e della vita cristiana, portando frutti di rinnovamento, conversione e fervore. Esse rappresentano una forma e modalità specifica per realizzare l’essenziale vocazione della Chiesa a evangelizzare e operare un rinnovamento della vita di fede.

L’Esortazione Apostolica post-sinodale Catechesi tradendae rileva in proposito: «Le missioni tradizionali, spesso abbandonate troppo in fretta, e che sono insostituibili per un rinnovamento periodico e vigoroso della vita cristiana, bisogna appunto riprenderle e rinnovarle» (n. 47, in Ench.Vat./VI, p. 1245).

La missione fa sprigionare un insieme di energie umane e soprannaturali che nella pastorale ordinaria difficilmente vengono sollecitate. Nel nostro tempo in cui si avverte fortemente l’esigenza di una "nuova evangelizzazione" per ricostituire il tessuto cristiano delle comunità, le missioni al popolo costituiscono uno strumento da valorizzare sapientemente. La loro modalità dev’essere tuttavia ben ponderata per rispondere alle nuove situazioni socio-culturali ed esigenze pastorali.

È bene concepire la missione al popolo come un "evento straordinario" ma da innestarsi nella pastorale ordinaria per finalizzarla allo stile pastorale missionario.

4. Nell’intraprendere la missione al popolo è anzitutto necessario focalizzare chiaramente gli obiettivi. Primo obiettivo da proporsi è l’auto-evangelizzazione dei "praticanti"; solo a questa condizione la comunità potrà divenire evangelizzatrice a modo di fermento. Occorre inoltre studiare e approntare una strategia per avvicinare i "lontani" o non frequentanti. Sono da prendere in considerazione anche i "mondi vitali": scuola, ambienti di lavoro, strutture pubbliche (es. Ospedale).

Un momento della missione popolare tra i giovani della parrocchia San Filippo Neri di Roma, nel 1982.Un momento
della missione popolare
tra i giovani
della parrocchia
San Filippo Neri di Roma,
nel 1982.

Le principali caratteristiche delle missioni al popolo. 5. Sono: a) l’annuncio kerigmatico della Persona di Gesù e della sua salvezza offerta a ciascuno, in un contesto di incontro, ascolto, dialogo con le persone; b) l’itineranza, che porta a incontrare le persone nel loro ambiente di vita quotidiana: casa, lavoro, mercato, la strada, scuole, istituzioni pubbliche, ospedale...; c) il carattere popolare: l’incontro e l’annuncio a tutte le categorie di persone e all’intera comunità, coinvolgendo tutto il paese, gli abitanti e l’opinione pubblica, con particolare attenzione alle caratteristiche socio-culturali del territorio.

6. I missionari-evangelizzatori possono e devono rappresentare tutto il popolo di Dio: presbiteri, diaconi, persone di consacrati nella sequela radicale di Cristo, laici singoli e coniugi; giovani e adulti; sani e malati. È un segno importante che l’équipe evangelizzatrice comprenda tutte queste categorie.

7. La preparazione alla missione è sommamente importante perché costituisce una condizione fondamentale per il buon esito della missione. Richiede una riflessione e cura particolare per impostarla nel modo più appropriato, fissandone gli obiettivi, i destinatari, il metodo, i percorsi. È opportuno fin dall’inizio prendere contatto con il "Centro diocesano per le missioni al popolo" per avere informazioni, suggerimenti, sussidi.

8. Per ben avviare e condurre la missione sono indispensabili l’adesione sincera e il coinvolgimento effettivo del Consiglio pastorale parrocchiale e di tutti gli altri operatori pastorali; se la missione ha un carattere vicariale, dei presbiteri, dei singoli Consigli pastorali e del Coordinamento vicariale. Si faccia pertanto in modo che le associazioni, i vari gruppi e movimenti, accolgano la missione, ne diventino parte attiva e cooperino in spirito di comunione ecclesiale e con spirito missionario.

È bene tener presente e vigilare perché ci può essere chi, per paure consce o inconsce, per latente sfiducia, scarso fervore o per altri motivi, manifesterà dubbi, critiche, disinteresse, e non sarà ben disposto ad accogliere la missione. Si entrerà con piena convinzione nello spirito della missione se essa sarà percepita, nella luce della fede, come un appello dello Spirito Santo e un dono da offrire al nostro popolo.

9. Meritano d’esser considerate con particolare attenzione due categorie difficilmente raggiungibili: i non praticanti e i giovani. Per loro vanno studiati modalità specifiche di invito, luoghi di incontro, proposte, contenuti, linguaggi.

10. La preparazione non sia né troppo prolungata (rischia di produrre tedio e di stemperare il senso di novità), né affrettata (rischia l’improvvisazione). In genere, è indicato un periodo di circa due anni, soprattutto allo scopo di ben preparare i fedeli laici evangelizzatori e di sintonizzare tutti i missionari sugli obiettivi, i contenuti, le modalità della missione.

11. Va scelto con cura il tema,espresso in una frase biblica o un motto. Risulta di grande efficacia far dipingere o scegliere una Icona ispiratrice, da esporre in chiesa e riportata nei vari documenti. Essa può diventare il soggetto di "lectio divina", di composizioni da parte dei ragazzi ecc.

12. Si curi l’annuncio della missione, presentandone con intelligenza la forma, la modalità, il contenuto, in modo che sia ben recepita nel suo aspetto positivo e susciti il desiderio di una nuova e forte esperienza di fede. Si faccia in modo che l’annuncio arrivi a tutti con i mezzi più opportuni, includendo istituzioni pubbliche, luoghi di lavoro, ecc. Si promuova la preparazione spirituale e l’intercessione (cf A. Mattiazzo, Annunciate il Vangelo ad ogni creatura, cap. 8). A questo scopo è bene comporre una preghiera speciale; proporre l’adorazione eucaristica, la recita del santo Rosario, un pellegrinaggio, ecc. I malati siano opportunamente invitati a pregare e a offrire le loro sofferenze per il buon esito della missione.

13. Può essere utile svolgere una inchiesta sociologica per conoscere meglio la realtà del territorio dal punto di vista religioso e sollecitare una riflessione pastorale su di essa.

14. Si esamini l’opportunità di articolare la parrocchia in vari settori, prevedendo per ciascuno l’animazione e la formazione di Centri di ascolto. Ciascun settore può avere un responsabile-animatore.

15. È importante scegliere un gesto di carità o un’opera di carità da realizzare come segno della missione.

16. Può essere opportuno e anche necessario nominare un Direttore o Coordinatore della missione assistito da un Comitato o Consiglio organizzativo e una segreteria operativa con funzioni di informazione, documentazione, coordinamento, gestione economica, ecc.

Scelta dei missionari.
17. Fin dall’avvio della fase di preparazione, è necessario procedere alla scelta e all’invito dei missionari "esterni", e in pari tempo individuare e scegliere i missionari "interni" o locali. Il Centro diocesano potrà dare al riguardo opportuni suggerimenti.

18. Occorre programmare incontri con i missionari sia esterni che locali per far conoscere loro le caratteristiche, la situazione, i problemi, le esigenze della(e) parrocchia(e), i "desiderata", concordare l’impostazione generale e il programma dettagliato della missione. È essenziale che si stabilisca con i missionari una sintonia di spirito e un accordo sui contenuti e la metodologia della missione, cosicché si proceda in modo unitario.

19. Si invitino i fedeli laici a offrire la loro collaborazione alla missione assumendo il compito di evangelizzatori. Il concilio Vaticano Il dichiara: « I laici... nutriti dell’attiva partecipazione alla vita liturgica della propria comunità, partecipano con sollecitudine alle opere apostoliche della medesima; conducono alla Chiesa gli uomini che forse ne vivono lontani; cooperano con dedizione generosa nel comunicare la parola di Dio» (Apostolicam actuositatem, n. 10).

L’Esortazione apostolica Christifideles laici dice al riguardo: «I fedeli laici, proprio perché membri della Chiesa, hanno la vocazione, la missione di essere annunciatori del Vangelo» (n. 33).

20. È necessario che questi fedeli laici siano opportunamente formati mediante uno specifico corso e itinerario, curando le dimensioni biblico-catechetica e spirituale-apostolica della loro formazione. La diocesi cercherà di offrire un valido aiuto a tale scopo.

21. Occorre tener ben presente, nella scelta e preparazione dei missionari, che essi devono tendere a essere soprattutto dei testimoni, perché «l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri, lo fa perché sono dei testimoni» (Paolo VI, Evangelii nuntiandi, 41).

Questa esigenza richiede che gli evangelizzatori si preparino alla missione intensificando la loro vita spirituale, coltivando una comunione più intensa con Cristo nella preghiera assidua, con la purificazione del cuore, crescendo nella fede, nella speranza e nella carità. Solo così si renderanno docili all’azione dello Spirito Santo, principale Protagonista della missione. A questo scopo è indicato e anche utile proporre delle giornate di Ritiro spirituale.

Se la missione al popolo ha un carattere vicariale è parimenti opportuno che i parroci e presbiteri programmino Ritiri e incontri di spiritualità in riferimento alla missione.

Celebrazione della missione.
22. La missione inizia con una Celebrazione eucaristica oppure con una particolare Liturgia nel corso della quale si svolge la consegna del mandato e del Crocifisso ai missionari, possibilmente da parte del vescovo. Il Centro diocesano può fornire in proposito utili indicazioni.

23. La durata della missione sia commisurata alla finalità di incontrare tutte le persone e le istituzioni, di porre segni incisivi e condurre esperienze intense e profonde.

24. Si prevedano convocazioni specifiche per le varie categorie: bambini, ragazzi, giovani, adulti, genitori, terza età, mondo del lavoro, della scuola, ecc. Siano momenti coinvolgenti, tenendo conto della peculiarità delle diverse categorie.

Occorre tener presente che le persone e soprattutto i giovani domandano e apprezzano "esperienze fondatrici", che diano senso alla vita; per questo si richiedono "iniziatori", testimoni, accompagnatori che sappiano irradiare autenticità, serenità e speranza.

25. Si visitino tutte le famiglie e si cerchi il contatto personale, con particolare attenzione ai giovani, ai genitori, ai malati, alle persone sole o afflitte da particolari prove, e ai "lontani". È necessario tener presente che il modo più efficace per "consegnare" il vangelo all’altro e trasmettere l’esperienza di fede è la relazione inter-personale, in cui la qualità umana costituisce l’immediata e più percepibile attestazione della qualità della fede.

26. I missionari – e naturalmente tutti i sacerdoti – siano disponibili per colloqui personali.

27. Siano ben programmati gli incontri nelle case, dove si tengono i Centri di ascolto, già eventualmente avviati nella fase di preparazione.

28. Si cureranno le celebrazioni liturgiche e meditative-oranti come segni e momenti di intensa spiritualità: Eucaristia, Sacramento della Penitenza, Sacramento dell’Unzione dei malati, Celebrazione per i defunti in Cimitero, Liturgia delle Ore, Lectio divina, Adorazione, anche notturna, Santo Rosario, celebrazioni pubbliche (processione - Via Crucis...). Sarà bene pensare anche a proposte e forme nuove di spiritualità, specialmente per i giovani. Sia ben curata la chiusura, programmando opportunamente una processione con fiaccolata e l’affidamento a Maria.

"Centro di Ascolto Caritas" della parrocchia Sacro Cuore di Cristo Re di Roma."Centro di Ascolto Caritas"
della parrocchia
Sacro Cuore
di Cristo Re
di Roma.

Contenuti.
29. L’annuncio missionario propone il cuore del messaggio cristiano in forma narrativa, come racconto di una Persona – Gesù Cristo – e dell’Evento dell’umana salvezza.

30. Il cuore della rivelazione cristiana ha due parti inscindibili: a) Dio è Padre e ci ama; per la nostra salvezza ha donato il suo Figlio Gesù Cristo, che ci salva con la sua Incarnazione, Crocifissione e Risurrezione e ci comunica lo Spirito Santo, Principio di vita nuova ed eterna. Il dono di Dio lo riceviamo attraverso la Chiesa e nella Chiesa;

b) La seconda parte del messaggio cristiano, complementare della prima, è la dimensione antropologica e morale e concerne la natura e le caratteristiche della "vita nuova secondo lo Spirito". Essa è essenzialmente sequela di Cristo, vita filiale e fraterna, ispirata dalla carità verso Dio e il prossimo (cf A. Mattiazzo, Annunciate il Vangelo ad ogni creatura, cap. 6). La vita nuova ha una essenziale dimensione ecclesiale. Per questo è necessaria la partecipazione attiva alla comunità ecclesiale rinnovata nel suo volto.

Metodo e stile.
31. Nella missione è di capitale importanza saper ben articolare gli elementi essenziali, che sono: l’incontro e l’ascolto delle persone; il dialogo; l’annuncio. Nell’itinerario di preparazione alla missione è necessario educare e iniziare a questo metodo (cf A. Mattiazzo, Annunciate il Vangelo ad ogni creatura, cap. 5).

32. La predicazione-omelia-catechesi siano semplici nel contenuto, vibranti nella comunicazione, non aggressive, ma propositive e tocchino il "cuore" delle persone con la carità.

33. Lo stile relazionale dei missionari sia sereno, cordiale, amichevole, ispirante fiducia.

Pastorale di missione permanente.
34. È fondamentale accompagnare e aiutare la crescita della "seminagione" effettuata durante la celebrazione della missione, avviando a un rinnovamento della pastorale ordinaria. Più specificamente, il primo frutto della missione dovrebbe essere quello di passare dalla missione in parrocchia alla parrocchia in stato di missione.

Il Consiglio pastorale parrocchiale o il Coordinamento pastorale vicariale dovranno armonizzare le iniziative di tutti i gruppi e animare la pastorale ordinaria, favorendo ovunque la crescita della coscienza missionaria.

5. Si proceda pertanto a una accurata verifica della missione realizzata, cogliendo i segni e le indicazioni dello Spirito che emergono, per tradurli in linee di azione pastorale. Si faccia una relazione per il vescovo ed il Centro diocesano.

36. In particolare si ponderi il modo di valorizzare i laici evangelizzatori; di continuare e incrementare i "Centri di ascolto"; di sviluppare la diaconia della carità; di ravvivare la spiritualità e la presenza evangelizzatrice negli ambiti di vita quotidiana.

Mons. Antonio Mattiazzo
Padova, 18 giugno 1997,
festa di S. Gregorio Barbarigo

da Vita Pastorale
mensile delle Edizioni Paoline per operatori pastorali
n. 2/1998


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Giugno 1997