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Spunti di riflessione:
La mia vita annuncia il vangelo? |
"Non è un vanto per me predicare il Vangelo; è un dovere per me: GUAI A ME se
non predicassi il Vangelo" (1 Cor 9,16)
Guai a me cristiano prete se...
- se non ho risolto i nodi teologici che fanno di Cristo lunico Salvatore
senza escludere la stima profonda di altre vie a Dio.
- se non sento che lo devo prima testimoniare con la vita senza escludere lannuncio
esplicito e convinto.
- se non lo dico con la mia vita liberata, umanizzata, rasserenata, completata dal
Vangelo.
- se qualunque incontro con qualunque persona, in qualunque situazione non lo colgo come
una "occasione" per il Vangelo.
- se non ho chiaro che proponendo Gesù non faccio un "nuovo proselito" per
"caricarlo di pesi", ma gli offro la ragione ultima della sua gioia.
- se butto giù le liturgie, le laicizzo, le banalizzo nei riti, nei canti, nelle vesti,
nelle sciatterie dellarredo sacro.
- se le mille occasioni che mi portano "indifferenti", "lontani" in
chiesa (matrimoni, funerali, battesimi, prime comunioni ecc.) non le sento come occasioni
uniche, cariche di "grazia" per dire il Dio di Gesù o, almeno, per risuscitarne
la stima, lo stupore del mistero, la nostalgia.
- se sono prete per i "pochi che vengono".
- se sono estraneo agli "ambienti" dove la mia gente vive e opera abitualmente e
gioco disinvolto solo... "in casa".
- se mi "riduco" ad "amicone di combriccola" con la scusa
dellincarnazione e mi dimentico che la mia gente ha bisogno sì di compagni di
strada, ma di una strada che non porta a mete terrene.
- se ho già catalogato e chiuso con persone e categorie (i giovani perché..., gli uomini
di cultura perché..., i vecchi perché...).
- se non li considero continuamente potenziali "santi".
- se il prevalere di una cultura secolarista mi fa vivere la mia presenza nel mondo quasi
in maniera complessata, col timore di espormi per quello che sono e che dovrei portare...,
nella mia persona, nei discorsi, nellabito, nelle forme di vita non archeologiche,
ma certamente "diverse".
- se indulgo alla mia mimetizzazione e non sento anche il valore del rischio del maturo
confronto.
- se non sono uomo del Vangelo "a tempo pieno", per tutta la vita.
- se gli altri non vedono in me che la povertà è libertà, che la castità è amore
maggiorato, che lobbedienza è dare precedenza al Regno di un Altro che ai
progettini miei.
Guai a me cristiano laico se...
- se per vivere nel mondo..., mi adeguo.
- se la mia vita "non ha niente da dire" altro che cose scontate da pura
sopravvivenza.
- se ho lasciato entrare nel mio patrimonio di idee le convinzioni "negative"
("niente vale niente" "non cè niente da fare, è così"
"vivi e lascia vivere" "non sono convinto che sia giusto, ma
se fan tutti così vorrà dire che..." "non ce la faccio più, getto la
spugna").
- se non sono ancora riuscito a far unità in me tra fede e vita, tra religione e
quotidianità, tra preghiera e lavoro, tra tempo libero e impegno per gli altri.
- se non sono profondamente convinto e si vede che la vita secondo il
Vangelo non è "unaggiunta che pesa" ma "la grazia" che dà
ragione alla mia speranza, nel bene e nel male. Cosa dire ai miei figli, agli altri?
teorie appese a un filo?
- se nel mio ambiente non sono "lo stesso", che in famiglia e in chiesa, a letto
o... in banca.
- se nel mio ambiente parlo di "cose della religione" ma non dico niente sulla
mia professionalità, coerenza, disponibilità, magnanimità.
- se sono impaurito di fronte alle novità e non un interessato a capire dove Dio ci vuoi
condurre.
- se ho lasciato entrare nel mio patrimonio ideale "non valori" del mio ambiente
chiamandoli "ineluttabili" (arrivismo; scarica-responsabilità; il fine
giustifica i mezzi; voglia di quietare; tanti soldi: fanno sempre comodo non si sa mai;
bella figura: quanto costa questa "immagine"?; accodarsi alla media; ecc.).
- se credo di poter espormi nellambiente parlando di Gesù con le parole (proposte,
racconti delle nostre "gesta" di credenti impegnati, discussioni, prediche
moralistiche) senza essermi distinto se mai, con una testimonianza discreta di umanità,
amicizia, disponibilità, libertà.
- se, data una buona testimonianza sempre, non sono attento a cogliere gli spiragli di
ingresso della proposta esplicita di Gesù: il "momento" individuale di dolore,
di gioia, di ricerca, di invocazioni di valori più stabili.... ma anche la situazione
collettiva di disagio, di incertezza.
- se non riesco a trattare chi mi è accanto prima da "poveruomo" che da
"collega", "superiore", "inferiore".
- se le "ragioni del lavoro" annullano e prevalgono su tutte le ragioni umane e
questo anche per me.
Guai a me cristiano se penso che l'annuncio del Vangelo possa fare a meno di metodi, criteri, strategie...
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Paolo Benvenuto - Segnalami eventale materiale
che possa essere aggiunto!
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Ottobre 1997